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Quotazione oro

La quotazione oro è una delle quotazioni più richieste in assoluto. L’oro viene quotato in dollari statunitensi USD con simbolo XAUUSD, ma può essere espresso anche in altre valute come ad esempio in euro. Di seguito propongo un grafico dell’oro in tempo reale nel quale sono presenti tre quotazioni prese da tre mercati che rispettivamente sono Oanda, IDC e TVC.



Potendo disporre contemporaneamente di tre quotazioni dell’oro sarete in grado di avere una stima più precisa. Il trading online sull’oro è possibile attraverso strumenti finanziari come i CFD che non sono altro dei contratti che vanno a replicare l’andamento del metallo prezioso. I tre grafici mostrati qui sopra rappresentano infatti le quotazioni di tre CFDs.

I CFD possono essere tradati tramite i broker selezionati nella tabella che segue

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che a mio avviso sono sicuramente tra i migliori broker da utilizzare per questa tipologia di investimenti anche perché non permettono di perdere più di quanto si dispone sul conto trader e sono regolamentati. Tra l’altro tutti permettono di fare trading sull’oro permettendo di investire anche piccole cifre grazie all’utilizzo di microlotti, di una buona leva finanziaria e di micro-conti. Praticamente potete ragionare sia su investimenti quotidiani nei quali mettete in gioco migliaia di euro che su investimenti molto ridotti nei quali potete rischiare centinaia di euro, piuttosto che decine o addirittura centesimi di euro.

quotazione oro

La storia dell’oro

Fin da tempi antichissimi l’uomo ha capito che l’oro era un metallo particolare. Oltre ad essere oggettivamente bello da vedere ha delle proprietà fisiche che lo rendono unico. E’duttile, malleabile e fonde a temperatura non troppo elevata. Per queste caratteristiche è da sempre utilizzato per la realizzazione di monili, gioielli ed oggetti decorativi. A ciò si deve aggiungere che l’oro ossida relativamente e difficilmente si corrode, perciò gli oggetti in oro durano a lungo nel tempo senza perdere la loro bellezza originale. Se a questi motivi aggiungiamo che il re dei metalli è relativamente raro in natura, e la sua estrazione nella maggior parte dei casi è laboriosa e dispendiosa, si capisce come l’oro abbia un valore economico importante.
Praticamente in ogni civiltà della storia l’oro, oltre che simbolo di ricchezza e potere, è stato usato come merce di scambio, sia in forma grezza che fuso e coniato in monete. Il valore delle monete non era certo nominale come oggi, ma era dato dal contenuto in metallo prezioso della moneta. L’incisione sulla faccia della moneta solitamente raffigurava l’effige di un sovrano, da cui il modo di dire metterci la faccia: il re garantiva così che quella moneta era d’oro e aveva quel dato valore.
Ovviamente i malfattori sono all’opera da sempre, e l’abitudine era quella di limare piccole parti dal contorno delle monete, oppure fare delle micro scavature sulla superficie. Le monete venivano perciò periodicamente fuse e riconiate per riportarle al valore originale. I costi di queste operazioni hanno fatto sì che i governi si arrovellassero per risolvere i problema, arrivando al concetto di valore nominale: le monete venivano coniate in metalli poco preziosi e veniva assegnato loro arbitrariamente un valore di molto superiore a quello intrinseco. Culmine di questo processo è stata l’introduzione delle banconote, dove ovviamente il valore della carta su cui sono stampate è infinitesimale rispetto al loro potere di scambio. Tuttavia l’oro ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale nell’economia monetaria, in quanto fino agli anni sessanta del secolo scorso tutta la moneta circolante, pur non avendo come detto valore intrinseco, era virtualmente garantita dallo Stato che la emetteva con un controvalore in oro: in teoria ciascuno avrebbe potuto recarsi presso la banca centrale e farsi cambiare in oro il denaro in suo possesso.
Attualmente l’oro viene utilizzato come materia prima in vari settori, tra i quali i principali sono l’oreficeria, l’odontoiatria e l’elettronica. Il suo ruolo principale però è quello di bene in sé, cioè viene utilizzato come merce di scambio, forma di investimento o riserva di valore. La maggior parte dell’oro esistente a livello mondiale rimane custodito nei caveau delle banche, senza essere utilizzato in impieghi diciamo fisici.
Come la maggior parte dei beni scambiabili, anche l’oro viene trattato a livello borsistico, anzi è proprio qui che avviene la maggior parte degli scambi e soprattutto è in borsa che viene stabilito il prezzo del minerale, la cosiddetta quotazione, alla quale si rifanno tutti coloro che lo trattano sia a livello finanziario che industriale o artigianale.

Il prezzo dell’oro

Vediamo ora come viene definito il prezzo dell’oro. Innanzitutto va premesso che l’oro trattato in borsa è l’oro ventiquattro carati, ossia oro puro a 999 millesimi, mentre per la maggior parte degli impieghi vengono utilizzate leghe meno pure.
La quotazione dell’oro è ovviamente stabilita, ormai in tempo reale, dall’incontro di domanda e offerta su un dato prezzo. La particolarità del mercato attuale dell’oro è data dal fatto che la maggior parte degli scambi avvengono solamente su carta: in sostanza non c’è uno scambio materiale di lingotti.
Ciò si deve alla cosiddetta finanziarizzazione del mercato. In pratica per l’oro come per la maggior parte delle materie prime, in borsa vengono scambiati dei contratti che hanno quello che viene definito un sottostante in oro. In più quasi tutti questi contratti appartengono alla categoria dei futures, ossia un tipo di contratto che consente a chi lo possiede di acquistare una determinata quantità di un bene ad un prezzo stabilito e ad una data stabilita, data che segna la fine del contratto. Lo scopo degli operatori di borsa non è di acquistare e prendere materialmente possesso di un quantitativo d’oro, bensì il semplice lucro. Lucro che viene dal comprare i futures ad un certo prezzo per poi rivenderli, si spera, ad un prezzo maggiore. Al contrario si può decidere di vendere dei contratti in proprio possesso per poi ricomprarli ad un prezzo inferiore. Quasi mai i contratti vengono riscattati, ossia non si conclude mai l’acquisto del bene in oggetto pagandolo e chiedendone la consegna, anche perché tutte le riserve presenti e future di oro riuscirebbero a coprire forse la millesima parte del valore dei contratti di questo tipo che vengono scambiati giornalmente.
Il prezzo di questo oro che potremmo definire di carta viene utilizzato anche per gli scambi di oro reale. Con l’informatizzazione degli scambi, la definizione del prezzo avviene istantaneamente e perciò cambia in continuazione nel corso della giornata di contrattazioni. Ciò impedirebbe di lavorare a coloro che devono vendere o comprare oro. Per ovviare a questo problema, che esisteva paradossalmente anche quando le comunicazioni erano troppo lente per aggiornare in continuazione gli esercenti con i prezzi, da circa un secolo si utilizza il fixing dell’oro. Questo è un prezzo che viene stabilito due volte al giorno, mattina e pomeriggio, alla borsa metalli di Londra, la principale piazza di scambi d’oro. esso è basato sulle previsioni di ordine delle cinque maggiori banche che operano nel settore. Ogni fixing rimane in vigore fino alla pubblicazione del dato successivo, e permette agli operatori di fare riferimento ad un prezzo stabile e riconosciuto.

Fattori che influenzano l’andamento dell’oro

L’andamento della quotazione dell’ oro viene indirizzato da numerosi fattori, non tutti facilmente analizzabili. Tuttavia esiste un buon numero di questi che sono stati individuati da tempo ed hanno effetti ormai assodati.
Il primo di questi è sicuramente la qualità dell’oro di rappresentare il bene rifugio per eccellenza. Sono detti beni rifugio quelli ai quali si attribuisce un così alto valore intrinseco da far sì che mantengano questo valore in qualunque situazione e che, soprattutto, siano sempre facilmente liquidabili. La dinamica dei prezzi di un bene rifugio è inversamente relazionata alla situazione globale: in un periodo di pace, relativa calma sui mercati e crescita economica, l’oro tenderà a scendere di prezzo, mentre tornerà a salire in caso di guerre, crisi economiche o crollo dei mercati.
Altro fattore che influisce sul prezzo dell’oro è la quotazione del dollaro americano, per il semplice fatto che l’oro sul mercato borsistico viene quotato in dollari per oncia. E’ evidente quindi come un rafforzamento del biglietto verde, dovuto magari ad un andamento positivo dell’economia statunitense, porterà ad un calo del prezzo dell’oro visto che serviranno meno dollari per acquistare un’oncia d’oro.
Oltre alla situazione dell’economia Usa, anche quella di altri paesi ha effetti a volte pesanti sul prezzo dell’oro. E’il caso ad esempio di paesi come la Cina o l’India, grandi acquirenti di metalli preziosi. Perciò ad esempio un rallentamento del Pil cinese avrà come effetto un calo della domanda e perciò una discesa conseguente del prezzo. Allo stesso modo influirà la situazione dei paesi grandi produttori di oro, Russia e Sud Africa su tutti, che potrebbero decidere di diminuire o aumentare il ritmo di produzione, al fine di far alzare il prezzo oppure di farlo diminuire per spingere fuori mercato produttori che magari hanno costi di estrazione più alti.

Massimi e minimi del prezzo dell’oro

L’influenza esercitata da tutti questi fattori può essere facilmente individuata su un grafico che riporti gli andamenti dei prezzi storici. Se sovrapponiamo a questo grafico dei prezzi una griglia con gli eventi storico economici più significativi a partire dal secolo scorso, noteremo sicuramente che il valore dell’oro ha subito una prima impennata all’indomani del crollo del Gold Standard nel 1935, che appunto legava l’emissione di moneta alla quantità di riserve auree detenute da uno stato, con la quotazione che è salita da 20 a 35 dollari l’oncia, che equivale ad un balzo di quasi il cento per cento. Da qui si assiste ad un periodo di calma con prezzo stabile fino allo scioglimento degli accordi di Bretton Woods, che regolavano gli andamenti relativi delle valute mondiali con un sistema sostanzialmente dollaro centrico. Parte qui il vero rally dell’oro: in cinque anni fino al 1975 si assiste ad una salita vertiginosa da 35 a 185 dollari per oncia.
Ancor più incredibile è la scalata successiva, concomitante con la crisi economica degli anni ’70 e ’80: si passa da 185 a 870 dollari oncia nel 1980.
La ripresa economica globale ed il boom degli anni ottanta fanno scendere progressivamente il prezzo, seguendo alla lettera la correlazione andamento economico/prezzo di cui abbiamo parlato sopra. Dal picco del 1980 si scende progressivamente fino a raggiungere i 255 dollari nel 2001. Il nuovo raffreddamento dell’economia globale fa nuovamente volare le quotazioni fino ai 1030 dollari in concomitanza con lo scoppio della bolla immobiliare e l’inizio della recessione mondiale. Sempre nel 2008 si ha un minimo relativo all’indomani del fallimento Lehman Brothers, che ha sì innescato la crisi mondiale, ma aveva anche dato l’impressione di poterla concludere col sacrificio della grande banca d’affari. Invece il peggioramento dell’economia americana ed il conseguente tentativo di far ripartire i consumi attraverso l’immissione di denaro a basso costo, a fatto crollare il prezzo del dollaro, e come abbiamo visto ciò fa impennare il prezzo dell’oro, che infatti raggiunge la quota stellare di quasi 2000 dollari l’oncia, attestandosi a quota 1920 nel 2011. Ovviamente ad una impennata così drammatica è seguita una ovvia discesa altrettanto ripida. E’ chiaro che i 1920 dollari oncia del 2011 erano un prezzo troppo alto per il metallo giallo anche tenendo conto della particolare congiuntura economica, ma si è comunque assistito nei successivi cinque anni ad un sostanziale dimezzamento del prezzo, probabilmente dovuto ad un relativo miglioramento delle grandi economie mondiali, alla crescita esponenziale dell’economia cinese, ed anche sicuramente ad una ondata di vendite di contratti in oro da parte dei grandi investitori istituzionali, che hanno considerato quello del 2011 come un prezzo limite difficilmente sostenibile e perciò hanno deciso di realizzare profitti vendendo.
Le quotazioni hanno dunque continuato a scendere progressivamente, se progressivo si può definire un dimezzamento del prezzo in cinque anni, fino al minimo di 1060 dollari nel gennaio del 2016. Attualmente si nota una timida ripresa del prezzo che probabilmente andrà a raggiungere nei prossimi anni la zona dei 1200 dollari, che potrebbe essere un valore abbastanza equo. Da qui in poi saranno i fattori macroeconomici a decidere se ci sarà l’ennesima fuga in avanti del prezioso metallo.